Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Cunningham Michael
Titolo: Giorni memorabili
Editore: Bompiani 2005
Tre racconti uniti da un filo rosso, Foglie d'erba del poeta Walt Whitman, che unifica la struttura di questo nuovo denso libro di Cunningham, più ambizioso di Le ore, anche se, secondo me, meno riuscito. I tre racconti sono costruiti su tre personaggi, che mantengono gli stessi nomi, anche se le storie di cui sono protagonisti sono ambientate in tre diversi momenti storici: nei primi anni dell'800, in piena rivoluzione industriale il primo; ai giorni nostri il secondo; in un fururo non tanto prossimo l'ultimo. Ecco dunque Catherine, Simon, Luke o Lucas: questo è un personaggio bambino nei tre testi ed è forse quello intorno a cui l'autore costruisce più metafore. Impossibile raccontare la trama, che ha come scenario Manhattan e come simbolo ricorrente una strana e ambigua tazza bianca, decorata con strani segni, che ricompare in tutti i raccconti e che conferisce alle storie narrate un senso di continuità al di là del tempo da noi percepito.Non facile questo libro, forse un po' troppo allusivo ad una realtà odierna di cui l'autore sembra percepire tutta l'illusorietà e il senso dell'effimero. Dal libro si coglie un grande senso di angoscia che Cunnningham ci fa arrivare soprattutto attraverso le pagine finali dell'ultimo racconto, dove una navicella di disperati esuli abbandona la terra divenuta ormai irrespirabile dopo un bombardamento atomico di potenza inaudita, alla volta di uno sconosciuto pianeta dove non è certo si potrà sopravvivere.La scrittura nitida, la archiettura perfetta del libro ne fanno un ennesimo successo della narrativa statunitense più recente

Indice